Chi siamo

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Stiamo raccogliendo esperienze e segnalazioni sui servizi per le persone trans* in Piemonte.

Se hai iniziato o portato a termine il tuo percorso di transizione in Piemonte oppure intendi iniziarlo e hai già effettuato il primo contatto con il servizio/sportello a cui intendi appoggiarti, puoi rispondere al breve questionario che trovi qui:

https://framaforms.org/raccolta-esperienze-sui-percorsi-di-transizione-di-genere-in-piemonte-1641490297

Siamo un gruppo informale di persone trans^, non binarie e alleat*.

Molt* di noi hanno intrapreso o stanno per intraprendere un percorso di transizione in Piemonte. Dal confronto e dallo scambio di racconti abbiamo scoperto che i nostri vissuti hanno dei tratti in comune: in questa fase così delicata delle nostre vite ci troviamo a dover subire violenze pesantissime.

La violenza dell’attesa: nell’unico centro ospedaliero pubblico che serve l’utenza trans e non-binary di Piemonte e Val d’Aosta, l’attesa per il primo colloquio conoscitivo dura dai nove ai dodici mesi. La popolazione trans e non-binary è fra le più esposte al rischio di suicidio, in particolar modo in questa fase che precede l’inizio del percorso. All’attesa iniziale si sommano quelle per la prescrizione della cura ormonale (almeno altri sei mesi) e per le relazioni (ulteriori dodici mesi) che autorizzano cambio anagrafico (dai tre mesi a un anno per una sentenza) ed eventuali interventi chirurgici (circa altre sei mesi per le liste d’attesa).

La violenza del giudizio: alcun_ de_ professionist_ che dovrebbero ascoltare i nostri bisogni riguardo al percorso di transizione, si pongono invece in una posizione giudicante ritardando, ponendo delle condizioni (per esempio l’assunzione preliminare di psicofarmaci) o addirittura impedendo il percorso di transizione.

La violenza dell’omologazione: ogni persona trans^ o non binaria sperimenta il genere in un suo modo particolare: rifiutiamo la visione spesso proposta di un percorso standardizzato, uguale per tutt* al quale le persone richiedenti dovrebbero assoggettarsi.

La violenza della diagnosi: essere persone trans* e/o non-binary significa vivere il genere in maniera diversa dalle imposizioni della norma etero e cisgender, non siamo affett* da nessuna malattia, rifiutiamo di essere incasellat° in asfittiche tabelle. Vogliamo essere protagonist° delle scelte che riguardano le nostre esistenze, la nostra salute, i nostri corpi.

Cosa vogliamo?

Snellimento delle liste di attesa e decentramento: più risorse destinate alle persone trans* e non-binary. Più personale, più centri, meglio distribuiti sul territorio.

Formazione: personale più preparato, più accogliente, meno giudicante. Chiediamo tutele per la nostra salute, non patologizzazione.

Accesso universale: accesso semplificato e gratuito per persone migranti prive di documenti.

Ormoni: prescrizioni rapide per le terapie ormonali, autonomia nella scelta degli effetti (vogliamo avere voce in capitolo su che tipo di farmaci prendere e in quale quantità).

Puoi anche scriverci a: seitrans [at] bruttocarattere.org